… E Michelangelo cosa direbbe?

solologo-trasp2 La terza rivoluzione industriale ribalta completamente i canoni del processo produttivo

Parlando di Leggerezza nelle “Lezioni Americane”, Italo Calvino cita Michelangelo: “l’opera che ho in mente è già all’interno del blocco di marmo: io devo solo togliere il superfluo”.

Questa affermazione connota lo spirito di rispetto dell’artista verso l’opera che realizza e la materia su cui lavora. In termini molto più prosaici, può essere letta come l’archetipo di tutti i processi di trasformazione concepiti dall’uomo.

Lo scultore con martello e scalpello, il sarto con le forbici, l’ebanista con raspa e sgorbia, l’impresa moderna con le presse, i torni, i centri di lavoro, i tagli laser… tutta la trasformazione avviene martellando, tagliando, raspando, forando, fresando parti in eccesso per arrivare al prodotto finito. Buttando via quello che è in più.

Almeno fino ad ora.

Sarebbe interessante vedere la reazione del genio della Cappella Sistina di fronte ad una macchina che realizza la sua Pietà non togliendo marmo superfluo, ma aggiungendo solo quello che serve. Strato per strato, goccia per goccia si vedrebbe comporre l’opera così come lui l’ha immaginata, senza polvere, senza scarti, senza errori. Al limite, pronta per un suo tocco finale, laddove la macchina non fosse ancora sofisticata al punto da recepire tutto il suo talento artistico.

La terza rivoluzione industriale è tutta contenuta in questo ribaltamento di prospettiva: dalla manifattura sottrattiva a quella additiva.

Esistono già sul mercato, anche per usi “fai da te”, delle stampanti (ma il nome non rende in pieno la potenzialità) che realizzano oggetti in tre dimensioni partendo da un’immagine descritta in un file. Sono strumenti che possono trattare materiali sempre più vari, allo stato liquido o di polveri, realizzare strutture sempre più complesse, produrre in quantità sempre più piccole. Le tecnologie sono variegate ma non il principio di fondo: si realizza aggiungendo solo quello che serve, nelle parti in cui serve, nelle quantità in cui serve.

Le implicazioni di questo nuovo paradigma produttivo sono infinite ed è impossibile concentrarle in poche righe. Chiunque abbia familiarità con i modelli produttivi attuali che lottano ogni giorno con i vincoli imposti dai lotti economici, con i conflitti sindacali, con la concorrenza al centesimo dei paesi low cost, con le richieste di personalizzazione da clienti sempre più esigenti, può ben immaginare benefici immediati. E’ quindi inutile soffermarsi su questo.

Proviamo invece a far lavorare la fantasia.

Tramonto delle economie di scala: si potrà produrre quello che serve, nelle quantità che servono.

Tramonto dei concetti di fabbrica, zone industriali, paesi low cost: le produzioni saranno distribuite sul territorio, vicine a chi utilizza i beni, organizzate in piccole unità.

Tramonto dei concetti di Supply Chain globali, costi di trasporto, reverse logistics, waste management: i prodotti saranno realizzati vicino ai consumatori, senza scarti, senza imballi inutili. I prodotti dismessi potranno essere ritrasformati in materia prima per le “stampanti”.

Nascita del Social Manufacturing: le piccole unità produttive potranno integrarsi per realizzare prodotti più complessi in “distretti di stampanti” focalizzate per famiglia di prodotti.

Sviluppo della creatività: il grado di personalizzazione dei prodotti sarà elevatissimo, nasceranno librerie digitali di oggetti i più svariati da cui attingere, potendoli modificare, per realizzare i prodotti che ognuno desidera.

E il business?

… lo farà chi produce queste macchine, almeno fino a quando non nascerà una meta-stampante che, a sua volta, sarà in grado produrre queste macchine. Ma qui, allora, anche il Creatore dirà la sua.

In realtà, tornando con i piedi per terra, le implicazioni sul business sono enormi.

L’imprenditore sarà sempre più un imprenditore di idee, progetti, soluzioni; sempre meno un padrone delle ferriere e del vapore. Il valore dell’impresa sarà sempre più di tipo soft e le problematiche della tutela della proprietà intellettuale saranno sempre più rilevanti.

L’artigianalità e i concetti di Made in Italy dovranno trovare declinazioni del tutto nuove (qualcuno ha già “stampato” uno Stradivari: e suona bene!).

E adesso?

Occorre conoscere, sperimentare, confrontarsi. Ci sono già molte aziende che utilizzano queste tecnologie per la prototipazione, per alcune produzioni, per realizzare attrezzature. GC&P intende essere parte attiva di questa rivoluzione e permettere alle imprese con cui lavora di trarre il massimo beneficio da queste tecnologie. Nascerà un nuovo filone che chiameremo Smart Manufacturing che si tradurrà in Master Class, progetti pilota, collaborazioni con Centri di ricerca. Vogliamo essere tra i protagonisti di questa rivoluzione e vogliamo che i nostri clienti lo siano con noi.

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