Meno Logo e più Luogo

solologo-trasp2 Tra “terroir” e produzione a kilometro zero. La manifattura che crea valore.

E’ uscito da poco sul Corriere della Sera un’intervista in cui Serge Alfandary, Direttore della Divisione Calzature di Louis Vuitton con base a Fiesso D’Artico, dichiara che la manifattura delle loro scarpe più belle rimarrà in Italia e che sempre più sarà il prodotto in sé a parlare del valore che ha; non tanto il logo. Competenza, “terroir”, qualità sono i valori che si possono trovare solo in alcuni sistemi manifatturieri italiani.

Ma sono diverse le imprese che investono nel processo manifatturiero in Italia. Si può chiamare ritorno alle origini? E’ frutto di esperienze negative all’Estero?

In realtà noi pensiamo che sia qualcosa di nuovo e diverso.

Fin da subito, è importante notare che proprio queste aziende sono quelle che stanno crescendo ed avendo successo sui mercati nazionali ed internazionali.

Basta spostarsi, sempre a Fiesso, a poche centinaia di metri dall’Atelier di Vuitton e si incontra il Calzaturificio Ballin. Un raddoppio del fatturato in due anni ed un piano di investimenti in corso per un forte incremento della capacità produttiva e dell’organico diretto sulle rive del Brenta.

Oppure, a Falzè di Piave, si incontra Biemmereti che ha adottato la politica della produzione a kilometro zero portando all’interno nuovi processi produttivi nella produzione tradizionale di reti in metallo ed investendo in processi totalmente nuovi per prodotti complementari come reti in legno e altri accessori.

Nuovo organico, crescita media annua del 16% negli ultimi 5 anni e una rete distributiva a livello nazionale.

Nell’alto vicentino, a Pove del Grappa, Caminetti Montegrappa ha in corso un piano di investimenti in nuovi processi produttivi, riconversione della manodopera per gestire un quadruplicare di volumi di stufe a pellet in 3 anni. Nuovi prodotti, nuovo design, qualità ed affidabilità nordestina per conquistare l’Europa.

Qualcosa di nuovo e di diverso che permette al Nord Est di crescere ben sopra alla media nazionale e di avvicinarsi alle prestazioni tedesche.

Le aziende portate ad esempio, e molte altre che arricchiscono questo panorama economico, hanno alcuni tratti comuni.

Praticano un Localizzazione Selettiva: cioè hanno identificato prodotti e processi che esaltano il territorio in cui vengono realizzati. Fanno, cioè, tesoro del sistema di competenze, di etica del lavoro, di sistemi di fornitura che si trovano nei terroir dove operano. E agiscono da capitalizzatori di questi valori che rischiavano di andare perduti sull’onda della delocalizzazione distruttiva ad oriente.

Investono sul valore del prodotto: non transigono su qualità, innovazione, affidabilità del prodotto. Come per Vuitton, il prodotto racconta sé stesso ed il marketing esalta queste caratteristiche e non nasconde invece soluzioni tecniche ed estetiche scadenti.

Presidiano il processo: portano all’intero le lavorazioni più importanti, selezionano i fornitori privilegiando la vicinanza e la collaborazione di lungo periodo con risultati importanti nella riduzione degli impatti ambientali, garanzia di qualità, contributo alla crescita del territorio, flessibilità e personalizzazione dei prodotti.

Hanno modelli organizzativi forti: lavorano per darsi un modello organizzativo che, oltre ad essere efficiente, sia forte e condiviso in modo da poter assorbire le differenze e le potenzialità di una forza lavoro sempre più eterogenea per provenienza, formazione scolastica, sistemi di valori.

Considerano l’Estero un mercato di sviluppo: la delocalizzazione è vista come modo per affrontare i mercati esteri e per acquisire competenze e componenti complementari ai propri.

Noi crediamo che questi esempi possano costituire un modello di riferimento su cui basare una strategia di crescita di lungo periodo a livello nazionale.

Queste imprese riescono a fare molto anche da sole; ma l’efficacia sarebbe moltiplicata a livello esponenziale se un sistema paese adeguato le potesse supportare.

Sistema paese che non è fatto di aiuti e sussidi, ma di politiche industriali e commerciali.

Supporto per lo sviluppo all’Estero, supporto per l’innovazione e la valorizzazione dei territori, supporto per creare competenze gestionali eccellenti.

Aiutare, cioè, queste imprese a dotarsi di uno standing internazionale che si basa sui pilastri del modello efficiente (Lean), dell’attenzione all’ambiente (Green), della mentalità aperta (Cross Cultural), di un sistema etico (CSR).

Tutte queste caratteristiche non sono fini a sé stesse, ma elementi necessari per la sopravvivenza e lo sviluppo nei mercati globali.

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