INSIGHT, DATI, TREND: la nostra indagine sull’adozione dell’AI nelle PMI
L’Intelligenza Artificiale sta rapidamente trasformando il modo in cui le aziende italiane organizzano i processi, prendono decisioni e creano valore. Per comprendere meglio il livello di maturità del sistema produttivo, abbiamo raccolto e analizzato dati provenienti da fonti nazionali ed europee (ISTAT, Eurostat) e realizzato un questionario rivolto a un campione di imprese, prevalentemente del Nord Est e Centro Italia.
Quello che emerge è un quadro dinamico: l’adozione dell’IA cresce, trainata da esigenze di efficienza e innovazione, ma allo stesso tempo le aziende si confrontano con sfide organizzative e competenziali che richiedono un approccio strutturato.
Familiarità con l’IA e interesse ad approfondire
Alla domanda sull’autovalutazione della familiarità con le tecnologie di IA, la maggior parte delle aziende si colloca nelle fasce “bassa” o “moderata”. Le risposte che indicano un livello “molto” o “estremamente” elevato sono marginali.
Questo non va letto solo come un limite, ma come un elemento positivo:
-
mostra consapevolezza realistica del proprio livello di conoscenza;
-
è coerente con una tecnologia ancora relativamente nuova, che sta entrando solo ora in modo sistematico nei processi aziendali.
In parallelo, però, si nota un interesse crescente ad approfondire:
-
solo una parte minoritaria delle aziende non ha partecipato ad alcun evento su IA nell’ultimo anno;
-
molte hanno seguito uno o due momenti di approfondimento (webinar, convegni, conferenze);
-
una quota non trascurabile ha partecipato a più iniziative formative.
Il quadro complessivo è quello di una fase di apprendimento attivo: la familiarità non è ancora alta, ma le aziende stanno cercando informazioni, esempi e occasioni di confronto.
Utilizzo attuale e progetti nel breve periodo
Sul fronte dell’utilizzo concreto, il dato è significativo:
-
circa il 64% delle imprese del campione dichiara di utilizzare già strumenti o soluzioni di IA in qualche forma, nelle seguenti aree:
L’interesse a sviluppare nuovi progetti nel breve termine è ancora più evidente:
-
circa il 71% ha già in programma iniziative di IA nei prossimi 12 mesi;
-
solo il 29% non prevede nuove progettualità nel prossimo anno.
Analizzando il dato per dimensione aziendale emerge una tendenza chiara:
-
nelle microimprese, solo una parte limitata ha progetti di IA a breve termine;
-
nelle piccole imprese, la quota di chi intende attivarsi cresce in modo deciso;
-
nelle medie imprese, l’orientamento verso nuovi progetti arriva quasi al 100%.
In sintesi: quanto più l’azienda è strutturata, tanto più è forte l’intenzione di sviluppare progetti di IA.
Motivazioni principali: efficienza e innovazione
Le motivazioni che spingono a investire in IA sono sostanzialmente allineate tra le diverse classi dimensionali. In ordine di importanza, emergono:
-
miglioramento dell’efficienza
L’IA è percepita come strumento per:-
ridurre attività manuali,
-
velocizzare le operazioni,
-
rendere i processi più fluidi e controllabili.
-
-
innovazione
Le aziende vedono l’IA come leva per:-
introdurre nuovi modi di lavorare,
-
sviluppare nuovi servizi,
-
abilitare, nel medio periodo, nuovi modelli di business.
-
-
riduzione dei costi
Rimane una motivazione importante, ma non è né l’unica né la principale:
l’obiettivo non è “solo spendere meno”, ma rendere l’organizzazione più efficiente e più capace di innovare.
Le sfide: integrazione, competenze, dati e strategia
Il questionario mette in evidenza una serie di ostacoli percepiti, più organizzativi che economici:
-
integrazione con i sistemi esistenti
L’IA non viene vista come qualcosa a sé stante, ma deve dialogare con gestionali, ERP, sistemi di produzione e infrastrutture già in uso. -
competenze interne
Serve personale preparato, in grado di capire possibilità e limiti degli strumenti, di tradurre i bisogni di business in progetti concreti e di valutarne i risultati. -
qualità dei dati e visione strategica
Molte aziende riconoscono che senza dati affidabili e senza una direzione chiara, si rischia di fare solo “prove sparse”, senza impatto reale.
Gli investimenti economici compaiono come criticità, ma con un peso inferiore rispetto a questi temi.
Anche qui la dimensione aziendale fa la differenza:
-
nelle microimprese, il problema dominante sono le competenze (quasi tutti indicano la preparazione delle persone come primo punto critico);
-
nelle piccole imprese, competenze e integrazione restano centrali, ma cresce l’attenzione a dati e visione;
-
nelle medie imprese, al centro troviamo soprattutto qualità dei dati e strategia: il tema non è tanto “da dove cominciare”, ma come strutturare progetti coerenti e basati su informazioni solide.
Sicurezza: misure ancora agli inizi, ma percorso avviato
Sul tema della sicurezza legata all’IA, i dati mostrano un quadro misto:
-
solo il 36% delle aziende ha adottato misure specifiche per mitigare i rischi associati all’IA;
-
il 64% non ha ancora introdotto interventi dedicati.
Questo è coerente con una fase in cui molte imprese sono ancora agli inizi del percorso: prima si sperimenta, poi si strutturano regole e controlli.
Tra quelle che si sono già mosse, le azioni più diffuse sono:
-
formazione del personale (circa due terzi delle aziende che hanno misure attive);
-
protocolli di sicurezza interni;
-
collaborazione con esperti esterni.
L’attenzione, quindi, non è solo sulla tecnologia, ma anche su persone, regole e competenze, per evitare fughe di dati, usi impropri o risultati non attendibili.
Bisogni formativi: dati, applicazioni e uso degli strumenti
Alla domanda sui principali bisogni formativi, emergono con chiarezza alcune priorità:
-
organizzazione e gestione dei dati
È il tema più sentito: senza dati ben strutturati, l’IA non può esprimere il proprio potenziale. -
sviluppo di applicativi personalizzati
Non solo utilizzo di strumenti “pronti all’uso”, ma capacità di costruire soluzioni su misura per i propri processi. -
uso sistematico degli strumenti generici
Le piattaforme di base sono già disponibili, ma spesso usate in modo sporadico, non integrato nei processi.
Seguono poi:
-
formazione di base sull’IA (per dare un linguaggio comune a tutte le funzioni);
-
aspetti etici e normativi, oggi percepiti come meno urgenti rispetto ai temi operativi, ma destinati a diventare sempre più importanti.
Il legame tra IA e produttività
Un dato richiamato dall’ISTAT aiuta a mettere in prospettiva i risultati del questionario:
-
tra le aziende con produttività più bassa, circa il 6,5% utilizza strumenti di IA;
-
tra quelle con produttività più alta, la quota sale al 9,2%;
-
lo stesso trend è rilevato anche nelle grandi imprese.
Non significa che l’IA sia l’unico fattore di alta produttività, ma indica che le aziende più produttive:
-
da un lato beneficiano degli strumenti di automazione e supporto decisionale;
-
dall’altro sono più aperte alle innovazioni e alle nuove tecnologie.
Sintesi: un interesse maturo, con bisogni molto concreti
Nel complesso, i risultati del questionario mostrano:
-
un livello di conoscenza ancora limitato, ma realistico;
-
un utilizzo già diffuso dell’IA (circa due aziende su tre);
-
un forte interesse a sviluppare nuovi progetti nel breve periodo (71%);
-
ostacoli concentrati su integrazione, competenze, dati e strategia, più che sui costi;
-
un tema sicurezza ancora da strutturare, ma già presente dove l’IA è più utilizzata;
-
bisogni formativi chiari e molto operativi.
Le aziende non vedono l’IA come un rischio in sé, ma come un percorso da governare.
La sfida principale, oggi, è trasformare curiosità e sperimentazione in progetti strutturati, sostenuti da competenze, dati di qualità e regole chiare.
L’IA non è un fenomeno passeggero né una minaccia. È un’opportunità concreta per migliorare produttività, qualità dei processi, competitività e innovazione. Le aziende italiane stanno iniziando a coglierla, ma la sfida principale riguarda la capacità di organizzare, formare, integrare e misurare. l’IA funziona quando le persone e l’organizzazione sono pronte a farla funzionare.
Il nostro obiettivo è monitorare costantemente l’evoluzione dell’IA nelle imprese italiane. Aggiorneremo il sondaggio ogni sei mesi, integrando: nuove compilazioni, dati ISTAT aggiornati, indicatori Eurostat.
Le aziende potranno partecipare tramite questo link.

