
Gli 8 punti chiave del III report sui trend macroeconomici e settoriali – II trimestre 2025
Come ci eravamo lasciati: i punti chiave del II report sui trend macroeconomici e settoriali – I trimestre 2025
Il mondo tratteneva il fiato, osservando l’evolversi di scenari sempre più complessi e interconnessi. L’ombra di un possibile secondo mandato di Donald Trump aleggiava sulle economie globali, alimentando il timore di un ritorno a politiche aggressive su dazi e relazioni internazionali, con l’incognita di una linea americana sempre meno prevedibile.
Sul fronte geopolitico, l’uscita degli Stati Uniti dall’Ucraina ha generato uno shock significativo, indebolendo gli equilibri già fragili e lasciando spazio a nuove instabilità.
Contemporaneamente, il Medio Oriente è entrato in una fase di tensione rovente, tra il conflitto Israele-Hamas, il coinvolgimento del Libano e le reazioni dell’Iran.
In questo contesto, l’Europa appare in standby: ferma sul piano economico, politico, diplomatico e militare. Con lo sguardo rivolto alle imminenti elezioni in Germania e ai piani strategici europei per il riarmo e gli investimenti, il vecchio continente si muove con cautela.
Nel frattempo, il macrotrend della sostenibilità prosegue il suo cammino, ma rallenta nella sua spinta propulsiva, sospeso tra la necessità di mantenere gli impegni ambientali e le priorità dettate dalla nuova instabilità globale.
Gli 8 punti chiave del III Report GCP – II trimestre 2025
1. MAGA Revolution: Trump non è più una variabile, è uno tsunami
Dal 2 aprile tutto cambia. Gli Stati Uniti inaugurano una nuova stagione di dazi a raffica, salvo poi sorprendere tutti con una sospensione improvvisa il 9 aprile. Una mossa apparentemente contraddittoria, che nasconde però una visione strategica ben precisa. La filosofia MAGA considera l’Europa come un partner approfittatore, colpevole di non contribuire abbastanza alla propria difesa. Con la Cina, il nuovo corso statunitense sembra per ora più prudente, quasi tattico. Ma è solo questione di tempo: il vero obiettivo è ricostruire la manifattura americana e affrontare in modo strutturale il problema del debito pubblico. Il vicepresidente J.D. Vance, intervenuto alla conferenza di Monaco, ha delineato in modo chiaro la nuova agenda ideologica dell’amministrazione.
2. Dazi: arma potente, effetti collaterali devastanti
L’uso estensivo dei dazi genera una dinamica complessa. L’aumento dei prezzi riduce la domanda interna e le aziende reagiscono congelando gli investimenti. Le catene del valore internazionali iniziano a mostrare crepe e l’incertezza si espande, paralizzando le strategie di lungo termine.
Il Nord America è immediatamente colpito, con Canada e Messico in prima linea, ma anche l’Europa è fortemente esposta. La Cina, trovando ostacoli nel mercato statunitense, potrebbe riversare le proprie esportazioni verso l’Unione Europea, esacerbando le pressioni competitive. È urgente definire contromisure efficaci. La storia ci insegna che il protezionismo prolungato porta con sé effetti negativi difficilmente reversibili.
3. Domanda elastica o anelastica: quanto si può resistere?
L’impatto dei dazi dipende anche dalla natura della domanda. Se l’aumento dei prezzi spinge i consumatori a cambiare prodotto, l’effetto sarà più marcato. Per esempio, se il prosecco italiano diventa troppo caro, gli americani potrebbero facilmente passare ad alternative più economiche.
Capire se la domanda è elastica (molto sensibile al prezzo) o anelastica (più rigida, come nel caso di beni necessari o di lusso esclusivo) è fondamentale per anticipare l’impatto reale sul mercato. Questo tipo di analisi diventa strategico per le aziende che esportano.
4. Impatto sui campioni del Made in Italy
Nel 2024, l’Italia ha esportato beni per 73 miliardi di euro verso gli Stati Uniti, confermando il paese come il terzo partner commerciale. Con un dazio del 20% e un pass-through stimato di due terzi, il prezzo finale per il consumatore americano potrebbe salire del 15%.
Tuttavia, molti prodotti italiani sono difficilmente sostituibili nel breve periodo, grazie alla loro unicità e valore percepito. La contrazione stimata dell’export è di circa 6 miliardi di euro all’anno. Ma nel medio-lungo termine, le dinamiche di consumo possono cambiare: nuovi competitor possono emergere, e nuove abitudini consolidarsi.
5. Inflazione e crescita: effetti immediati
I dazi colpiscono anche i beni intermedi, alimentando l’aumento dei costi di produzione e comprimendo i margini delle imprese. Questo scenario porta con sé un rischio crescente di recessione, che a inizio anno sembrava improbabile ma oggi è molto più concreto.
In un contesto così instabile, la chiave è mantenere una visione di lungo periodo, concentrandosi sui macrotrend strutturali piuttosto che sulle fluttuazioni immediate.
6. L’Europa: ancora un rifugio?
L’Unione Europea resta il più grande mercato al mondo per valore aggregato. Per affrontare le nuove sfide globali, è fondamentale riattivare la leva della domanda interna, oggi troppo debole. Servono interventi strutturali: accelerare l’attuazione di REARM EU, rilanciare gli investimenti pubblici e privati, rivedere e aggiornare il PNRR con una visione più pragmatica e orientata alla competitività industriale.
7. Ogni crisi è anche un’occasione
La volontà americana di riportare l’industria in patria apre anche nuove opportunità per il tessuto industriale europeo. Gli Stati Uniti avranno bisogno di tecnologie, impianti, know-how: tutto ciò che il nostro manifatturiero sa offrire con eccellenza.
La risposta non può essere improvvisata. È necessario un piano strutturato: diversificare mercati e fornitori, investire nell’efficienza e nella digitalizzazione, ridurre sprechi e inefficienze. Solo così si potrà trasformare la crisi in occasione di rilancio.
8. GCP Toolkit: 5 mosse per superare l’incertezza
GCP ha sviluppato un toolkit operativo con 5 azioni concrete per aiutare le aziende manifatturiere ad affrontare questo contesto di incertezza con visione, agilità e coraggio.
Dalla gestione del rischio alla ristrutturazione dei costi, dal riposizionamento strategico alla pianificazione della domanda, fino alla valorizzazione del capitale umano: la chiave è passare da una logica di reazione a una di trasformazione. Scoprile qui.
Ogni trimestre, attraverso la rubrica “I venerdì di GCP”, faremo il punto della situazione con una pubblicazione dedicata ai trend macroeconomici e settoriali.
Nella definizione del Report ci siamo affidati all’esperienza del Dott. Luigi Marcadella, giornalista economico che collabora con le più note testate giornalistiche di economia e finanza italiane.
Ogni pubblicazione sarà accompagnata da un webinar o un evento di approfondimento, per offrire non solo informazioni, ma anche spunti pratici per le decisioni aziendali future. Gli abstract del report saranno disponibili online sul nostro sito, permettendo un accesso immediato a sintesi e punti chiave.