La cultura della sicurezza, una scelta strategica per l’azienda

La cultura della sicurezza, una scelta strategica per l’azienda

La cultura della sicurezza, una scelta strategica per l’azienda

Di Carla Minarini – Senior expert in lean six sigma safety management

Recentemente ho avuto il piacere di partecipare come relatore ad un convegno dal titolo “La cultura della sicurezza nelle aziende”, un argomento attuale che tocca indifferentemente tutte le aziende, di qualsiasi settore e dimensione.

Esistono realtà all’avanguardia, io le chiamo “illuminate”, in cui la Sicurezza sul lavoro è il Valore principale su cui si fonda il lavoro, in cui la Direzione è completamente coinvolta.

Ma sono ancora troppo poche. Spesso la Sicurezza sul Lavoro viene vista come un mero costo a non valore aggiunto, dove l’obiettivo principale è quello di essere conformi, il più possibile, ai requisiti di legge, per non avere problemi in caso di infortunio, visita degli enti preposti alla Vigilanza e controlli.

Oggi più che mai, la sicurezza, anzi la Cultura della sicurezza, è di più: è una Risorsa fondamentale su cui si deve fondare il lavoro.

Per questo motivo vorrei condividere alcuni spunti di riflessione, cercando di capire come si possa trasformare un obbligo “costoso“ in un investimento.

La sicurezza è un obbligo costoso?

Tutti sappiamo che vige il testo unico per la sicurezza sul lavoro, decreto legislativo 81/2008, il quale, con altre leggi e con l’accordo Stato Regioni nello specifico per la formazione, impone una serie di adempimenti cui si deve ottemperare.

Ecco, quindi, che scaturisce l’obbligo, un obbligo che viene visto troppo spesso come mero costo e che come tale viene metabolizzato,

  • si fanno gli adeguamenti perché sono obbligatori,
  • si fa la formazione perché è obbligatoria,
  • si fa valutazione dei rischi perché è obbligatoria,
  • si nomina Rspp perché è obbligatorio.

Poi, a fronte di tutto questo “speso”, talvolta, non riusciamo a percepire nessun valore aggiunto,

  • vuoi perché i lavoratori non si comportano secondo quanto richiesto , avendo fatto magari una formazione approssimativa all’esterno dell’azienda, alle volte impartita da formatori che non hanno mai visto la specifica realtà lavorativa,
  • vuoi perché si bypassano le sicurezze per presunta comodità;
  • alle volte, poi, non si legge neanche la valutazione dei rischi, come se la redazione del documento riguardasse solo l’RSPP esterno che vista l’azienda 2/3 volte, una sorta di alfiere della bandiera della cultura della sicurezza.

Riflettiamo un attimo. Con queste attività, abbiamo creato un valore aggiunto?

Possiamo pensare di fare prevenzione in questo modo?

La risposta ad entrambe le domande è ovvia: no!

La cultura della sicurezza

Quindi la cultura della sicurezza che cos’è? Come si fa? Da dove nasce?

Purtroppo non è un obbligo, eppure è la chiave di volta del problema, una scelta che deve essere fatta, prima di tutto dal datore di lavoro ed ai piani alti aziendali, una scelta fatta, voluta e riconfermata quotidianamente.

Possiamo definire la cultura come quell’insieme di gesti, abitudini positive, comportamenti sicuri che devono informare la vita quotidiana dell’azienda: in definitiva la cultura è il modo in cui si organizzano e si applicano le nozioni, lo è in generale e qui lo è in particolare.

Fare cultura della sicurezza, quindi, non è adempiere ad un obbligo di legge, ma dare valore aggiunto a quello che si fa, investire sulla formazione dei nostri lavoratori in una prospettiva di lungo termine e di prevenzione; fare cultura diventa una scelta strategica per l’azienda.

 

Mi piace pensare alla sicurezza delle nostre aziende come un seme che germoglia e piano piano diventa un albero.

Come può questo albero, spesso mantenuto secco striminzito al limite vitale, a germogliare, diventare rigoglioso e verde brillante e crescere prosperoso nel tempo?

Promuovendo la cultura della sicurezza e mantenendola nel tempo andando oltre all’equazione

obbligo di legge=costo

Gli obblighi di legge sono alla base, ma è possibile fare di più

Sapendo che alla base di tutto ci sono obblighi normativi, con cosa andremo ad annaffiare il nostro albero, come possiamo renderlo un investimento e non una cosa da far “sopravvivere”?

Con la cultura della sicurezza. Incentivando comportamenti sicuri, con azioni di rinforzo positivo (elogiamo chi indossa i dispositivi di protezione individuali e lavora in sicurezza), dando l’esempio per primi ricordiamoci che il primo responsabile della sicurezza è ognuno di noi…

Se paragoniamo i comportamenti sicuri alle foglie, l’albero sarà più o meno folto a seconda di quanto la cultura della sicurezza sarà radicata nelle nostre aziende.

Gli elementi chiave per non far rinsecchire il nostro albero possono essere:

  • impegno del datore di lavoro, fondamentale per riuscire a fare Cultura in azienda;
  • ottemperanza agli obblighi di legge, imprescindibile, senza questo non si può pensare neanche di lavorare;
  • coerenza nei comportamenti, specialmente quando dobbiamo “correre“ con la produzione, il frangente in cui le regole basilari della sicurezza rischiano di andare nel dimenticatoio; essere i primi a volere che tutti svolgano i propri compiti in sicurezza.
  • Non accondiscendere mai a comportamenti non sicuri; il lavoratore si comporta di riflesso rispetto quello che vede: se il datore di lavoro o il preposto non indossano i dispositivi di protezione individuale, anche il lavoratore si sentirà in diritto di non farlo.
  • Passare da un approccio nella valutazione del rischio dal “semmai succederà“ a “quando“ succederà: la probabilità uno a mille non significa che non avverrà mai quell’uno a mille potrebbe essere oggi, domani , tra cinque minuti;
  • Comprendere l’importanza strategica degli infortuni mancati (Near Misses) e interventi di primo soccorso in azienda (First Aid) per la riduzione e la prevenzione degli infortuni.
  • passare da un approccio punitivo ad uno di rinforzo positivo: proviamo ad elogiare chi si comporta in modo sicuro piuttosto che cercare colpevoli quando ormai il danno è fatto.
  • condividere con i dipendenti la cultura della sicurezza, formandoli sul campo, facendo la formazione di legge nella propria azienda, contestualizzata alla propria quotidianità, inserendo quel valore aggiunto che ci porterà benefici anche dal punto di vista produttivo e di qualità.

Gli indicatori

Per monitorare lo stato del nostro albero, per sapere che livello di cultura c’è all’interno delle nostre aziende dobbiamo usare degli indicatori.

Non sto parlando del numero di infortuni, ma

  • il numero di segnalazioni riguardanti la sicurezza che ricevete mensilmente,
  • il livello di coinvolgimento,
  • le riunioni con i lavoratori in cui emergono opportunità di miglioramento,

Questi indicatori, oltre a monitorare la Cultura della sicurezza, misurano il coinvolgimento del personale, che da soggetto passivo diventa protagonista con un ruolo proattivo per la propria sicurezza

La cultura per la sicurezza può veramente diventare un investimento che tocca tutte le sfere: lavorativa, emotiva e personale del lavoratore, che vive respira sicurezza sempre, è una spirale di sicurezza a crescere, se tutti ci mettiamo del nostro.

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