Tecnovideo, nell’anno del COVID una nuova sede, fatturati stabili e la presenza forte negli Emirati

Tecnovideo, nell’anno del COVID una nuova sede, fatturati stabili e la presenza forte negli Emirati

Tecnovideo, nell’anno del COVID una nuova sede, fatturati stabili e la presenza forte negli Emirati

Di Roberto Ferrando – Senior Expert Operations e Matteo Bottaccin – Senior Expert per la Lean production e la Lean Transformation

Una storia cominciata poco più di vent’anni fa nel garage di casa, primo capitolo comune a molte “storie d’impresa” fortunate. Oggi la Tecnovideo srl di Villaverla è una delle poche realtà al mondo che produce accessori meccanici per sistemi di videosorveglianza interamente costruiti in acciaio inossidabile. Un club decisamente ristretto, soprattutto perché la Tecnovideo si è specializzata nella produzione di quelle componenti destinate agli ambienti più ostili e difficili: dagli spazi marini a quelli industriali, dove la presenza di agenti corrosivi o le alte temperature impediscono l’utilizzo di accessori standard.

L’ultimo anno ha segnato un nuovo importante passo nel percorso di crescita della Tecnovideo, che dalla storica sede di via Murialdo si è trasferita al civico 3 di via Alcide De Gasperi, sempre a Villaverla. «Passiamo dai 1.500 metri quadri del nostro stabilimento storico ai 4.500 di quello attuale» spiega Christian Fabris, che nel 1999 ha fondato la società assieme a Carlos Contro «Questo passaggio ci permette di lavorare in uno spazio che, oltre ad essere più ampio, è anche più funzionale alle nostre esigenze: i 1.000 metri quadri di uffici danno respiro alla nostra componente organizzativa, la migliore distribuzione degli spazi per il magazzino ci rende più agevole l’attività logistica».

Oggi Tecnovideo srl conta su 30 dipendenti, compresi i due soci Fabris e Contro e il riferimento che l’azienda vicentina ha a Dubai, nuova frontiera del commercio per questa realtà nata nel 1999 e oggi capace di chiudere l’anno con un fatturato di 5 milioni di euro. Nel 2016, quindi appena quattro anni fa, la forza lavoro a disposizione della società era metà di quella attuale. Metà era pure il fatturato.

«Io e il mio socio siamo nati dopo il fallimento dell’azienda in cui abbiamo lavorato sino al 1998» racconta Fabris «Da disoccupati, abbiamo deciso di investire in un settore che era ai suoi primordi». Quello dei sistemi di sicurezza a circuito chiuso, business fino a quel decennio ristretto a pochi ambienti: «La telecamera di videosorveglianza, di fatto, la trovavi solo in banca. Con lo sviluppo delle nuove tecnologie, ecco che questi apparecchi sono oggi utilizzati in una moltitudine di applicazioni».

I due soci lavorano praticamente per cinque anni in un garage, affinando in particolare un prodotto di nicchia: accessori e custodie per videocamere di sorveglianza in acciaio inossidabile. «Materiale, questo, che protegge le apparecchiature dalla salsedine corrosiva degli ambienti marini, ma anche dalle sostanze chimiche aggressive di certi ambienti industriali». Viene sviluppato anche un particolare tipo di custodia che utilizza un sistema di raffreddamento a liquido: «In questo modo una telecamera può lavorare tranquillamente a 30-40 gradi centigradi mentre fuori ce ne sono anche 400. Penso ad esempio alle esigenze di una acciaieria, dove questi impianti hanno anche una funzione di controllo dei processi produttivi».

Nell’ultimo decennio, Tecnovideo ha applicato conoscenze ed esperienza in un altro prodotto, destinato ad ambienti a potenziale rischio esplosivo: «Raffinerie o piattaforme petrolifere, su tutti. Con le nostre protezioni, garantiamo che la telecamera non diventi la causa di innesco di un’esplosione». Il sistema antideflagrante è molto richiesto dalle realtà che operano nel settore Oil&Gas, e non a caso la società vicentina oggi ha una base anche a Dubai, che fa riferimento a importanti mercati come quello degli Emirati Arabi Uniti, di Kuwait, Iraq e Oman.

Tecnovideo può vantare importanti commesse negli ultimi anni: sue le custodie degli impianti nel tunnel ferroviario del Gottardo, ma anche lungo i dieci chilometri del tunnel del Gran Sasso. Uno scheletro in acciaio firmato Tecnovideo si trova pure nel cratere del Vesuvio, ormai dal 2004, a supporto della ricerca scientifica nel vulcano partenopeo.

La pandemia da Covid-19 non ha fortunatamente minato la stabilità dell’azienda: il calo rispetto al 2019 è stato sì del 20%, ma si livella ampiamente con il +70% registrato tra 2018 e 2019. La flessione è stata più fisiologica che legata alle restrizioni dell’emergenza sanitaria. «Abbiamo sempre chiara la nostra Vision» continuano da Tecnovideo «che ha come linea guida la ricerca e il conseguente sviluppo di nuovi prodotti. Stiamo lavorando, in particolare, per farci accreditare dalle più importanti compagnie petrolifere mondiali per entrare tra i top fornitori in questo settore».

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